Questa settimana ero alla ricerca di qualche idea per aggiornare parte dell’argomento di un’unità dedicata
alla letteratura.
Un’occasione perfetta viene offerta dal ciclo di seminari:
Pensiero digitale - leggere e scrivere nel terzo millennio
L’evento è stato organizzato dalle Fondazioni Feltrinelli, Mondadori e Corriere della Sera, nonché dalla Regione Lombardia, e si tratta di un ciclo d’incontri sul futuro della scrittura, del libro e dell’editoria. Il 7-9 giugno John Searle terrà una lectio magistralis sui cambiamenti che investono l’intenzionalità dei documenti scritti, proprio quando possono venire modificati in qualsiasi momento dai nuovi supporti digitali.Il filmato del primo intervento a cura di Frédéric Martel è reperibile sul sito del Corriere della Sera, e speriamo di poter ascoltare anche Searle.
Segnalo questo evento perché ha risolto in parte la ricerca di cui parlavo all’inizio. Infatti, in un corso avanzato con dieci studenti, tra cui due giornalisti e una studentessa di giornalismo, si doveva affrontare l'argomento sulla letteratura. Il manuale in uso chiede agli alunni di esprimere la propria intenzionalità verso la lettura dei testi letterari. Appena l’ho annunciato, Maria la studentessa del terzo anno di Scienze della Comunicazione, ha subito sbuffato, esprimendo in modo inequivoco a che significato palloso collega il termine. Temeva forse di essere trascinata nel mondo analogico di sua mamma? Ebbene, per tranquillizzarla e distrarla dall’onnipresente Blackberry piazzata accesa davanti al quaderno, sono ricorsa al trucco di spostare l’attenzione sul ruolo giocato dalla scrittura nell’era digitale. Se non altro, l’argomento centra in pieno anche l’incerto futuro professionale di Maria
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