giovedì 15 settembre 2016

Risorse digitali per nativi forse non così digitali



Sembra un titolo strampalato, ma l’idea era stata suggerita la scorsa primavera dal professor Davide Schenetti in una delle due giornate del terzo incontro pratico, organizzato da La Casa delle Lingue qui a Barcellona.

Davide che insegna alla Friedrich-Alexander Univerisität di Norimberga,  metteva in dubbio la tanto decantata abilità, o meglio l’effettiva autonomia degli alunni più giovani nell’utilizzo delle tecnologie digitali.





       Come sono i nativi digitali




Di tale sospetto, peraltro condiviso da chi scrive (benché solo a metà) ne parlerò oltre.   
Ora preferisco raccontare di alcune risorse digitali,  strumenti per una didattica multimediale delle lingue - il titolo della lezione di Davide,  che mi sembrano utili visto che siamo all'inizio dei corsi e vale la pena di documentarsi.

Il cellulare, come protesi ormai indispensabile di giovani e non tanto, diventa ovviamente imprescindibile quando si devono scegliere le risorse digitali a scopi didattici. 


Per la condivisione e lo scambio effettivo  dei programmi, meglio quelli che garantiscano non solo un’accessibilità facile, ma soprattutto che offrano applicazioni compatibili tra i diversi dispositivi.


Ne scelgo tre:

Goqr.me, molto divertente e veloce, aiuta a distribuire Url o info a dispositivi mobili.




 Socrative, un’app con due ruoli: insegnante (Socrative Teacher) e studente (Socrative Student).  Il programma permette di preparare dei quiz e dei sondaggi.

Da usare a lezione. O meglio: il docente prepara in anticipo al computer  i quiz offerti dal programma.

Dopodiché li propone a lezione, mentre gli alunni per svolgerli useranno il proprio browser, il cellulare o l’iPad, magari in modo collaborativo, tra gruppi.  Importante: per gli studenti non è necessario registrarsi.

I quiz sono a scelta multipla, vero/falso o risposta breve e possono venire scaricati in formato pdf


Riguardo ai risultati delle verifiche, possiamo scegliere se visualizzare i report in tempo reale,  sul computer di classe o meglio ancora sulla LIM, oppure scaricarli in formato excel.


Consiglio questo tutorial su Socrative


O questi due videotutorial:


- in italiano

- e in inglese  



Padlet, di cui ci eravamo già occupati in questo post, è una lavagna o muro virtuale, su cui postare avvisi, frasi, link, video, mappe e file audio. 

Grazie all’opzione “privacy” l’insegnante può decidere se usarlo come unico scrittore,  oppure proporlo in modo collaborativo e dare il permesso agli studenti di scrivere.


Consiglio questo tutorial: Padlet: un muro virtuale per appuntare, assemblare, collaborare



In conclusione,  Davide Schenetti ci ha proposto una serie di attività, di cui ne scelgo due particolarmente coinvolgenti:




  2 proposte possibili




Per la seconda attività, tuttavia, perché funzioni è necessario supporre che gli studenti, almeno i più giovani, possiedano delle competenze adeguate in lingua straniera tali da facilitarli (oltre alla lettura di un libro) nella preparazione di una breve ricerca online, per poi presentarla attraverso uno strumento tecnologico (audio o video).   

Se riescono nella prima parte dell’attività, non è detto che poi non deleghino all’insegnante la realizzazione del materiale didattico digitale, con il conseguente sovraccarico di lavoro per il povero prof.

Il grafico all’inizio di questo post ci induce a riflettere sulla tanto proclamata abilità degli studenti più giovani di creare risorse in modo autonomo. 
I nativi digitali  più giovani usano la Rete in primo luogo per le attività di comunicazione (83%), mentre minoritarie sono le attività creative e di produzione di contenuti originali (commenti, testi, musica, video), solo il 4-9%.

Il grafico fa riferimento a un articolo del 2013,  commento di una ricerca sul rapporto degli studenti con i nuovi media, realizzata dal Dipartimento di Sociologia dell’Università Milano Bicocca. 

In effetti e per esperienza diretta, ho verificato una certa reticenza verso lo svolgimento di alcune attività proprio tra gli alunni più giovani (sì, proprio quelli con il WhatsApp sempre aperto).

In ogni caso, sono ragionevolmente ottimista perché è anche vero che gli studenti nati negli anni 90 non hanno nessun timore all’accesso dei vari dispositivi tecnologici. Al contrario delle generazioni  precedenti. Comunque, oltre a conoscere se gli studenti sanno più o meno usare lo smartphone, come sempre  la domanda fondamentale è quella che si sono posti nella ricerca di Milano Bicocca: 

quali sono le ricadute dell'uso delle tecnologie sull'apprendimento?


Per il momento,  sono d’accordo con chi sostiene che nel 2016 si ottengono audio e video di altissimo livello con un iPad, per tanto non è il caso che l’insegnante lavori 24 ore su 24, ma di scegliere gli strumenti più adatti al nostro programma e, ovviamente,  all’utenza iscritta ai corsi.

Forse all’inizio dovremo essere più attivi noi insegnanti nell’orientare gli studenti ad usare un’app particolarmente adatta all’italiano,  ma penso che ne valga la pena, perché gli strumenti digitali possono davvero sostenere il processo di apprendimento di una lingua straniera.


La collega Ilaria Bada consiglia questi studi per chi volesse approfondire l'argomento sulla sopravvalutata competenza digitale del "nativi digitali":


- Paolo Attivissimo,  Per favore, non chiamateli nativi digitali


Indagine sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde, report della ricerca del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca.


- Glòria Sanz Pinyol,  Escritura joven en la red, 2011 


-  AA.VV. The Google generation: the information behaviour of the researcher of the future, 2008.


- J.Coiro – E. Dobler,   Exploring the online reading comprehension strategies used by sixth-grade skilled readers to search for and locate information on the Internet, 2007



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