Sabato 12 novembre si è svolta alla Scuola Ufficiale di Lingue di Barcellona la seconda giornata di formazione, organizzata da Alma edizioni. Il titolo futurista, Didattica futura, idee e strumenti per la lezione di italiano del XXI secolo, annunciava esplicitamente il programma. Che non ha deluso.

Come sempre stimolante e innovativa, un po’ “analogica” e molto digitale, la giornata si è aperta con l’intervento di Chiara Sandri che ha presentato delle interessanti proposte su come affrontare la cultura nei corsi di conversazione.
Dopodiché, il primo tuffo nelle risorse digitali lo abbiamo fatto grazie a Fabrizio Ruggeri. Il titolo del suo intervento non lascia dubbi: Strumenti online per attività didattiche con immagini e video del web.
Ma lascio a qualcun altro il compito di scendere nei particolari per raccontarci gli interventi di Sandri e Ruggeri. Qui ho l’intenzione di parlare del terzo intervento, quello sulla classe capovolta, proposto da Àngels Bargalló e Stefania Fantauzzi, docenti presso le EOI di Barcellona e di Terrassa (dall’acronimo catalano, Escola Oficial d’Idiomes, ovvero Scuola Ufficiale di Lingue).
Trattandosi di un argomento che recentemente è stato dibattuto anche su facebook, dal gruppo “Italiano per Stranieri”, mi è sembrata un’ottima occasione per capire che cosa s’intende per “lezione capovolta”.
Molti ne parlano, pochi la stanno sperimentando nelle scuole, pochissimi nell’ambito dell’italiano a stranieri, la flipped classroom suscita comunque curiosità, dubbi e qualche perplessità.
Che cosa c’è dietro
La classe capovolta si chiama così dalla traduzione dell’inglese “flipped classroom”, da flip, capovolgere.
… è un sistema che, attraverso l’uso delle tecnologie didattiche, inverte il tradizionale schema di insegnamento/apprendimento ed il conseguente rapporto docente/discente.
I materiali didattici vengono caricati all’interno dell’ambiente virtuale per l’apprendimento (alcuni anni fa si chiamava piattaforma di elearning)…
Per approfondire un contenuto o un tema non si utilizzano più solo testi scritti ma anche, audio, video, simulazioni e materiali disponibili su Internet.
Questi materiali possono essere approfonditi dagli studenti da soli o in gruppo “fuori dalla classe” a casa, in biblioteca o in altri luoghi di aggregazione informale.
Mentre in classe con l’insegnante i contenuti “appresi” attraverso la tecnologia diventano oggetto di attività cooperative mirate a “mettere in movimento” le conoscenze acquisite.
La classe non è più il luogo di trasmissione delle nozioni ma lo spazio di lavoro e discussione dove si impara ad utilizzarle nel confronto con i pari e con l’insegnante.
(da un articolo di Paolo Ferri, docente all’Università Milano Bicocca)
Da tanti anni ormai si sostiene la centralità dello studente, incoraggiando gli stili cognitivi orientati ad acquisire autonomia nel processo di apprendimento.
Nel frattempo il ruolo dell’insegnante si è via via definito come quello di un facilitatore di strumenti per imparare.

Insomma, all’apprendimento orientato all’azione, sommiamo ora la pervasività delle tecnologie digitali, ottenendo come sbocco naturale una maieutica 2.0, secondo la definizione di Stefania Fantauzzi.
Come fare: tecnologie e glottodidattica attiva
Fondamentale a promuovere l’autonomia dello studente è il lavoro precedente dell’insegnante. La somma delle competenze didattiche e tecnologiche centralizza tutto il processo di preparazione.
Cliccando sulla seguente immagine, troveremo tutte le applicazioni e i siti web utilizzati da Àngels e Stefania per costruire una flipped classroom
Con quale criterio è stato predisposto tanto materiale digitale?
Quale era l’obiettivo perseguito?
Il compito da sviluppare da soli
Visto che stiamo parlando di classe capovolta, anch’io capovolgo l’intervento di Stefania e Àngels e inizio dalla fine, ovvero dal compito assegnatoci. Eccolo:
Un esempio pratico: La casa del futuro. Sei un architetto all’avanguardia. Hai costruito la tua casa con i criteri della domotica. Purtroppo devi trasferirti in un’altra città e sei costretto a vendere.
Pubblica/scrivi un annuncio su una piattaforma (Facebook, blog, Padlet, ecc.) dove descrivi la tua casa.
Agli insegnanti presenti era stato chiesto di pensare e presentare una proposta per gli studenti, con la modalità della lezione capovolta.
Prima di cominciare
Evidentemente lo sforzo del docente “capovolto” si concentra nella pianificazione degli obiettivi da sviluppare, benché qui si possa obiettare che non si tratta certo di una novità. Come sempre bisogna identificare quello che gli studenti devono saper fare, allo scopo di poter ottenere degli input per la valutazione.
Riguardo agli strumenti in rete, siamo coscienti di averne a disposizione un mare, anzi un oceano, dunque la prudenza non è mai troppa, occorre saper gestirle a dovere, per non correre il rischio di confondere la lezione d’italiano con quella d’informatica.
Detto questo, come si organizza una flipped classroom?
I sei momenti della classe capovolta
Àngels Bargalló ha spiegato i sei momenti importanti per una lezione capovolta.
1. Fare ricerca.

Come spiega l’immagine, abbiamo a disposizione non soltanto google e wikipedia, ma anche
- Isuu, piattaforma di pubblicazione digitale
- Wordreference esempio per un dizionario. Ce ne sono tanti altri online.
Per l’audio:
- Spotify
- Shazam, app per ascoltare e condividere musica e tv preferite
Video:
I noti Youtube e Vimeo, oltre naturalmente tutte le web con i filmati che ci sono utili.
Mappe:
- Google Maps
2. Creare.

A questo punto agli insegnanti occorrerà creare e ordinare con criteri didattici la valanga di strumenti per scrittura, ascolto, ecc. a disposizione.
Un’opzione efficace per preparare un catalogo con le applicazioni scelte ce la offre Genial.ly, utilizzato anche da Àngels e Stefania per questa presentazione.
Gli studenti avranno così a disposizione gli applicativi per eseguire gli esercizi, giocare, ma anche leggere e scrivere. E poi ascoltare i file audio o registrarne di nuovi, vedere filmati o presentazioni.
Sarebbe un errore pensare che gli strumenti presentati siano utili soltanto agli insegnanti per definire la programmazione.
Il destinatario è come sempre lo studente, quindi la definizione di maieutica 2.0, di cui si parlava prima, significa il riconoscimento del ruolo autonomo di chi dovrebbe fare uso della tecnologia per costruire il proprio percorso.
Creare learning objects
- Explain Everything, una lavagna interattiva che permette di creare dei video esplicativi, oppure importare i nostri materiali (pdf, power point, video, ecc.) per poi condividerli con gli studenti.
- EdPuzzle, fantastico sito per creare videolezioni, inserire quiz nei video.
- Educaplay, crea attività didattiche ludiche.
Creare quiz e lavorare in modo collaborativo
- Quizlet, di cui avevo già parlato qui
- Socrative
- Kahoot, con questa app abbiamo lavorato anche noi insegnanti durante la giornata. Divertente e collaborativa, stile Quizlet.
Creare audio
- Audacity, un evergreen. Per registrare la propria voce oppure file audio preregistrati
- Vocaroo, registratore vocale
Per tutti i siti suggeriti da Àngels e Stefania, rimando a Capovolgere l’italiano, visto in precedenza.
3. Filtrare il materiale, ordinare il materiale
4. Organizzare, ad esempio con Moodle, per poter seguire gli studenti
5. Condividere

per il lavoro in collaborazione, con Google Drive, Dropbox, Scoop.it!…
6. Comunicare
Infine, come presentare al resto della classe il nostro lavoro?
La scelta può focalizzarsi sui servizi di blogging:
- blogger o wordpress…
- ancora più veloce? allora WhatsApp è imbattibile. Più di Facebook o Twitter…
Conclusione e qualche dubbio
In breve, ritornando al compito assegnatoci (La casa del futuro), il mio gruppo di lavoro ha individuato da subito il livello degli studenti a cui proporre l’attività: B1.
Dopodiché, per non confonderli con troppi strumenti digitali, abbiamo scelto di lavorare con un numero limitato di risorse:
- Edpuzzle (creare videolezioni)
- audacity per l’audio
- le classiche schermate per creare immagini + Pinterest o Flickr per caricarle, ordinarle e condividerle.
- un programma di grafica, come Canva
- programmi per creare quiz interattivi (hotpotatoes, quizlet), con e senza immagini (si tratta di una casa, quindi la grafica è rilevante come aspetto visivo della comunicazione)
- Google Doc, per scrivere, condividere e comunicare.
Restano i dubbi sulle rubriche di valutazione. Neppure gli altri gruppi di lavoro sono riusciti a dare un esempio concreto.
La valutazione è sempre il momento più difficile per gli insegnanti, figurarsi per chi è alle prime armi con gli esperimenti “capovolti”.
La valutazione autentica, tuttavia, ci ricorda che
… sapere che uno studente è in grado di operare in contesti reali con prestazioni in grado di conseguire certi obiettivi dice molto di più sul suo apprendimento che non ciò che egli dimostra in prove di riconoscimento della verità… (Mario Comoglio)
Comunque, sarebbe molto utile disporre di rubriche che misurino l’apprendimento, il “saper fare” con la lingua, in modo globale.
Sarà per la prossima giornata

2 commenti :
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