lunedì 22 settembre 2014

A proposito dei corsi online per l’italiano



Chi è iscritto al gruppo di Linkedin Insegnanti di italiano per stranieri, avrà senz’altro ricevuto dal professor Edoardo Lugarini il numero 1 online della rivista ITALIANO LINGUADUE, 2014.  Tra gli interessanti argomenti trattati, ne vorrei commentare uno in particolare per condividere un paio di riflessioni al riguardo: 
 
Il web e l’offerta formativa per l’autoapprendimento dell’italiano L2 per studenti di livello A2/B1, di Silvia Bartolucci e Diego Santalucia.
 
Lo studio si concentra su alcuni noti portali capaci di erogare corsi online, rivolti sia a studenti immigrati, sia a utenti generici che desiderano un percorso di apprendimento non vincolato da orari. 
Il modello proposto è quello dell’autoistruzione, con l’offerta di materiali spesso ben strutturati, che lasciano però allo studente poco spazio per un intervento attivo.  Di cosa si possa intendere per interattività, comunque, ne parlerò oltre. 



Tornando alla ricerca di Bartolucci e Santalucia, mi è sembrata particolarmente utile la sistematizzazione dell’analisi, i cui criteri forniscono un’ipotesi di lavoro da tener presente prima di proporre ai propri alunni un sito di autoapprendimento online. Ma anche - perché no? -  potrebbe dimostrarsi una valida guida per chi volesse cimentarsi nella produzione del proprio corso in rete.
 
La tabella riassuntiva alle pp. 4-5, ad esempio, serve a definire con immediatezza l’oggetto della ricerca, delimitando a colpo d’occhio gli aspetti da analizzare. Fondamentale è anche la messa a fuoco della tipologia dell’utente di un corso online, o meglio, si fa un’ipotesi di studente: 
 
Si potrebbe inoltre ipotizzare, in tal senso, la figura credibile di uno studente “autonomo” che lavora durante il giorno e che, in difficoltà con gli orari e i cicli usuali dei corsi di lingua, ponga “fiducia” nel web come ulteriore territorio di sussistenza formativa e culturale. In sostanza ipotizziamo un immigrato di circa 25 anni, diplomato nel suo paese d’origine, con una competenza informatica media. 
 

Si pensa ad un immigrato, come suggerisce il titolo della ricerca, alle prese con l’apprendimento autonomo della lingua seconda. Riguardo alle competenze, la scelta dei corsi online è stata delimitata ai livelli (A2-B1), mentre per le offerte formative analizzate viene proposta una divisione in due tipologie
 
a) Siti che offrono una struttura guidata
 
1. Italiano rai.it, di cui:
a) Io parlo italiano, corso di italiano per immigrati, Rai Educational
b) In Italia
c) Cantieri d’Italia
2. Italiano in famiglia
3. One World Italiano
4. Busuu
 
b) Siti contenitori di materiale didattico:
5. Impariamo l’italiano
6. Noi parliamo Italiano
7. Puntolingua
 
Tra i siti Rai, inglobati nel portale: Italiano, il grande portale della lingua italiana,   il corso In Italia è molto apprezzato dai miei alunni (che però non sono immigrati, o almeno la maggior parte) e lo segnalo da un livello B1, come ripasso autonomo dei contenuti affrontati a lezione.
 
Poi ci sono i siti “contenitori”, con molto materiale didattizzato in modo da renderlo fruibile in ambiente digitale (video, quiz, giochi...) da usare per il ripasso autonomo, ma di cui considero azzardato annoverare nella categoria di “corso”.
Suppongo che molti di noi li segnalino agli alunni; qui in Spagna è noto Impariamo l’italiano,  iniziativa dei professori di una Scuola catalana statale di lingue.
 
Rimando naturalmente alla ricerca per quanto riguarda lo studio dei contenuti didattici dei vari portali, qui invece ritorno alla questione della possibilità, nonché capacità, d’interagire in un contesto online. In effetti, la preoccupazione dell’aspetto sociale dell’apprendimento richiama l’attenzione degli autori sui timidi tentativi di ricerca dell’interattività. 
È lecito chiedersi se il nostro studente in autoapprendimento, sia per la lingua 2 che per l’italiano a stranieri, si trovi davvero immerso in una classe virtuale.  
 
Alcuni esempi chiariranno che cosa intendo:
 
- Busuu, http://www.busuu.com/it/, è l’unico corso che propone un’interazione tra studenti
Nelle attività di scrittura si richiede all’apprendente di esprimere la propria opinione sulle tematiche trattate nella lezione attraverso le sezioni vocabolario e dialogo. La correzione arriverà direttamente dalla community, vero punto originale della piattaforma. (pag. 52)
 
- Il portale Rai, http://www.italiano.rai.it/, offre la possibilità “condividi”, ma si tratta di un rimando dei quiz hotpotatoes alle reti sociali (facebook, twitter, Pinterest...);
 
- L’italiano in famiglia, chiede un giudizio agli studenti sull’apprezzamento del corso, una buona iniziativa, utile per migliorare il servizio, senza però coinvolgere le attività didattiche. 
 
- Impariamo l’italiano, propone un servizio di chat classica, con incontri con i tutor, e videochat
 
che potrebbe rivelarsi un ottimo metodo per esercitare l’abilità di interazione orale così poco esplorata dall’offerta didattica web, ma non si trovano informazioni per l’accesso che è gestito da una password. (pag.69)
 
- Puntolingua , offre la presenza di tutor per la correzione di alcuni compiti, ma la collaborazione non si spinge oltre.
 
Insomma, anche gli autori di questo studio si rendono conto che la dimensione collaborativa per il momento resta poco significativa. Troviamo un alunno, solo davanti a dei contenuti digitali, certamente ben impostati e accattivanti, ma a cui non si offre la possibilità di confronto delle proprie conoscenze in comunità, con il tutor e con altri apprendenti. Senza contare che non è affatto scontato che lo studente riesca ad assimilare l’informazione che legge sullo schermo, adattandola alle proprie strutture cognitive.

Un ambiente unidirezionale
  
Nei casi studiati il sistema di formazione resta una struttura chiusa che sottovaluta il reale valore dell’elearning. Mi sembra la carenza principale dei corsi elargiti in rete in questo momento. Inoltre, la scuola cognitiva riconosce l'importanza delle differenze individuali nel processo di acquisizione delle conoscenze. 
Anche un corso online dovrebbe tener conto non solo dei contenuti, ma anche dei diversi stili di apprendimento, riferendosi se possibile a come si percepisce, interagisce e si risponde all’ambiente di apprendimento.

Chi assume i costi dell'elearning?
 
Su questi temi si è già parlato molto, tuttavia si continua ad insistere  sulla dicotomia in presenza/ distanza, professore/ computer, nonché sulla presunta scarsa affidabilità o serietà di un percorso formativo in rete. Meglio essere pratici e accettare l’evidenza per cui molti utenti non hanno tempo di iscriversi ai corsi per vari motivi, oppure che altri, per età e competenze, sono “nativi digitali”, e quindi diventa necessario realizzare programmi online. Nell’affrontare la sfida e per migliorare l’offerta, bisognerà preparare sì i propri contenuti digitali,  ma anche costruire con l’aiuto delle piattaforme elearning la classe “virtuale”. Ma chi lo può fare?
 
Gli autori dello studio in questione considerano che:
 
non è pensabile che tutti i docenti abbiano competenze informatiche tali da produrre e post-produrre materiali integrativi originali, con o senza contenuti multimediali... (p. 94) 
 
e siamo d’accordo, ma in una qualsiasi istituzione docente ormai dovrebbe rendersi disponibile un’offerta strategica di questo tipo. Oltre ai tradizionali corsi in aula (d’altronde sempre più appoggiati dalle tecnologie digitali), anche per l’italiano l’offerta si gioca ormai su come sfruttare le opportunità dell’elearning: attenzione personalizzata al tipo di utente, potenziamento della comunicazione in un ambiente interattivo (studenti/ docente, ma anche tra alunni), feedback specifico e mirato...
Le esigenze citate coinvolgono davvero soltanto la dicotomia docente/ computer o le competenze tecnologiche del docente? Forse sì, ma non solo. I problemi da affrontare nascono anche dai costi per finanziare un’offerta online. 
 
A nessuno piace lavorare gratis, pertanto in un momento tutt’altro che facile, destinare risorse a chi debba implementare la nuova strategia formativa, può spaventare la precaria situazione della docenza dell’italiano a stranieri.
Ci sono molte domande da porsi in questo percorso di cambiamento, questioni che a mio parere coinvolgono non solo la glottodidattica e la tecnologia, ma anche la sostenibilità economica del futuro dell’italiano LS.  
 


Segnalo questi testi sull'argomento della collaborazione online e l'apprendimento significativo:

- Bevilacqua, Barbara (2011): Apprendimento significativo mediato dalle tecnologie, Rivista Scuola IaD, nº 4
- Terry Anderson e (AA.VV.), 2004: Theory and Practice of Online Learning, IN PDF SCARICABILE
12 Moodle tools to interact with your student online, (2012) di Chris Dawson, Dee-Ann LeBlanc, Richa Singh, Shilpy Pattar (scaricabile)





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