venerdì 4 settembre 2015

TIC e glottodidattica, una guida per conoscere e usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione






Un recente e opportuno acquisto della biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona è stata la Guida alla formazione del docente di lingue all’uso delle TIC, a cura di Ivana Fratter e Elisabetta Janfrancesco (2014). Il volume presenta una serie di contributi di diversi autori, con proposte aggiornate sulle risorse tecnologiche per la didattica dell’italiano L2, che comunque possono servire anche al docente di italiano LS.  Ogni capitolo è correlato dalla  relativa bibliografia.
 
Il titolo non deve spaventare, infatti uno dei pregi di questa guida è proprio la volontà di rendere la vita più facile ai docenti di lingue con poca dimestichezza con le risorse hardware e software disponibili. L’approccio è pratico, spiegato in modo chiaro, attraverso esempi di buone pratiche.

L’attenzione parte come vuole il canone dal QCER, per poi ricordare il Quadro strategico i2010, redatto dalla Commissione Europea nel lontano 2005, riguardo le decisioni prese nell’ambito del Consiglio d’Europa sulle politiche linguistiche, allo scopo di favorire il diffondersi delle TIC in ogni ambito della vita quotidiana. 
La guida suggerisce  che lo sbocco logico del digitale nella didattica permette la formazione permanente, definendo  due categorie dei modi di apprendere: formale ed informale.  A questo punto vengono subito in mente le reti sociali e infatti una sezione è dedicata all’uso di facebook e altre risorse social.  
 
Proprio per questo uso massivo delle Tic, ormai sempre più attraverso i cellulari, qualcuno troverebbe azzardato usare il termine “aggiornato” per il mondo digitale, vista la velocità  con cui cambiano le risorse tecnologiche. Ma un merito indiscutiblile della guida è di fare il punto su problemi da non sottovalutare, quali il diritto d’autore o la sicurezza nella didattica con le tecnologie, aspetti che per il momento non hanno una “data di scadenza”.
La guida cita altri documenti, quali per l’Unesco: il Quadro di riferimento delle competenze dei docenti sulle TIC (2010), nonché la Patente Pedagogica Europea EPICT, si veda la Certificazione Custom.
 
Costruttivismo e cooperazione tra apprendenti formano i paradigmi teorici su cui si basano tutti gli interventi. 
 
Per le risorse hardware molto attuale la proposta di usare l’iPad e di non demonizzare lo smartphone. Su questo ultimo punto è in corso una controversia tra noi docenti (un solo esempio di polemica: telefonini e uso efficace del tempo a lezione) e tuttavia  gli autori ricordano che il Mobile Learning - mediante appunto l’uso di smartphone, tablet e di conseguenza le app - viene considerato dalla Commissione Europea (2012) una risorsa per la didattica inclusiva.   Un capitolo sulle potenzialità interculturali di Skype segue effettivamente questi termini.
Per quanto riguarda l'uso di Skype, forse manca un intervento in più, cioè pratico, con le  informazioni "tecniche" per aiutare i docenti che non l’hanno mai usato e che lo vorrebbero provare.

In ogni caso, si parla di tante cose  in questa guida, dagli esercizi hotpotatoes, al videocasting, da skype alle app, passando per moodle e l’e-learning.  A me è servita per fare il punto su quanto conosco, ma soprattutto per apprendere cose nuove. 
 
Personalmente mi hanno entusiasmato i due contributi  sul Digital Storytelling,
nello specifico, di Corrado Petrucco Digital Storytelling per la didattica (pag.83)
e tra gli esempi di buone pratiche:  

Digital Storytelling e narrazione autobiografica in italiano L2 (pag. 391), una proposta didattica di lleana Baron e Francesca Zanetti
 
Proprio Petrucco suggerisce che ridurre l’apprendimento della lingua alle strutture didattiche tipiche delle risorse testuali non è oggi più sufficiente, né viene percepito come adeguato dagli studenti.
 
 
Di questo si sono accorte di recente anche le case editrici dei nostri manuali che finalmente ci arrivano con proposte multimediali accattivanti. Utilissimi nella pratica docente, ma non sufficienti secondo gli autori sopra citati.
 
Infatti, considerano che con l’uso del Digital Storytelling l’insegnante e gli studenti fanno un salto di qualità, si emancipano da una fruizione passiva del materiale già preparato (che pure è utilissimo), diventando autori del proprio percorso di apprendimento:
 
Insegna a scrivere in maniera nuova, utilizzando una pluralità di codici (racconto orale, racconto scritto, racconto per immagini, supportato da musica, ecc.) e sperimentando creativamente il linguaggio (Baron – Zanetti).

Lavorare sullo Storytelling, quindi, per poi non condividerlo sul web 2.0 sembra ormai una pratica lasciata a metà.  Gli studenti amano parlare di sé, raccontare le proprie storie, ma anche farle conoscere.
 
Questa proposta, come ho già detto, mi è piaciuta moltissimo e cercherò di trovare tempo, nonostante il programma che mi affoga, per trasformare gli studenti in cantastorie 2.0.
Ci riusciremo? 

Nessun commento :

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...