Sangiovese, Barbera, Brunello di Montalcino… perfino una negata come me conosce ormai le mitiche etichette, grazie anche a internet.
A proposito di idee per insegnare la cultura in classe, l'ultimo numero di Officina.it suggerisce metodologie didattiche per il suo insegnamento. Ne prendo atto anche per la cultura del vino che fa parte del patrimonio di molte comunità. Continuo dunque il mio viaggio, cominciato nel post precedente tra i vigneti 2.0, visitando questa volta le vigne di Facebook.
Dopo la parte introduttiva (della durata di una lezione), si può affrontare l’argomento da una prospettiva meno consueta, servendo i nostri vini con un pizzico di interculturalità, sperando di coinvolgere al meglio le diverse conoscenze ed esperienze degli alunni. E a questo punto mi sono venute in aiuto le reti sociali, durante un seminario sull’impatto dei social media in ambiti diversi (impresa, educazione, politica).
Degna d’attenzione la proposta seguente: perché non aprire le cantine ai social media? L'idea è di Catavino sito dedicato ai vini della penisola iberica. In spagnolo “catar” significa “degustare, sorseggiare” e sabato scorso, abbiamo degustato un vino portoghese grazie a Ryan e Gabriella, gli innovativi sostenitori della cultura iberica del vino che si avvalgono dei social media e del web 2.0. L’idea mi pare intrigante, potrebbe servire durante una lezione a promuovere la comunicazione da un punto di vista non scontato, confrontando come ho detto alcuni aspetti interculturali tra i paesi del mediterraneo coinvolti nelle feste dell’uva. L’idea di Catavino si riassume nel vendere il vino iberico e di far conoscere le sue culture affiancando al marketing tradizionale e al web-marketing anche Facebook, Twitter, il microblogging e insomma tutte le reti sociali, capaci di creare un contatto immediato tra produttori e consumatori. Ecco un’immagine che riassume la varietà disponibile di social network
Queste reti sarebbero in grado di rendere più immediato lo scambio tra gli iscritti, riscontrabile nei testi narrativi che le persone si scambiano tra di loro parlando di eventi ed azioni. L'aspetto fondamentale è l'esperienza altrui che può affiancare i testi di tipo descrittivo, utilissimi per cercare informazioni, ma meno interattivi.
Gli autori di Catavino spiegavano che i social media offrono un servizio gratuito incomparabile per
- raccontare storie e non solo la Storia del vino. Al di fuori dei musei del vino ci sono tante storie da raccontare, esperienze da condividere, per divertirsi a riviverle con gli altri, produttori e consumatori. Su Facebook ho trovato Brindo DiVino, seguito da 256 membri, uno dei pochi siti italiani che sembra affrontare con successo la nuova condivisione delle informazioni. Inoltre, sul sito web brindodivino.it sono disponibili alcuni filmati, da cui estrarre materiale, oltre a testi e fotografie.
Su Twitter invece non ho trovato quasi nulla in lingua italiana su vino e vendemmia. Di blog invece ce ne sono moltissimi, basta inserire “vino” su Google. Un sito bello e completo è LaVinium, rivista di vino e cultura online, fondata nel 2000 da sommelier, giornalisti e professionisti del settore. Non offre però un link a una rete sociale. Stando a quello che ho letto su Catavino e se vogliamo fare un confronto tra Spagna, Italia e Stati Uniti (per promuovere un dibattito in classe), pare che le cantine spagnole e italiane non utilizzino le reti sociali, a differenza di quelle californiane. L'obiettivo comunque non è verificare se i vini californiani traggano un effettivo vantaggio economico dalla loro presenza su facebook, questo a me in quanto prof non interessa, lo scopo dell’esercizio non è altro che quello di promuovere l'interazione orale tra gli alunni.
Per chi abbia l’intenzione di ripassare i tempi passati, imperdibile è la memoria della vendemmia, raccontata dal signor Adalcisio su Memoro-Banca della Memoria, il social network dei nonni. Nelle tag troviamo riassunte le parole utili.
- Il social media aiuta a dare il giusto risalto alla cultura sociale del paese che produce/ consuma il vino. Prima di un dibattito in classe, gli studenti possono cercare nei forum le analogie e le differenze, riconoscendo ciò che accomuna o distingue le diverse culture mediterranee del vino, mentre la partecipazione ai siti su internet e sulle reti sociali italiane rende il compito più stimolante.
Per un confronto in classe, ecco una selezione di comportamenti sociali tra i produttori e consumatori:
In Italia viene posta molta cura alle etichette sulle bottiglie, spesso disegnate “su misura” da noti artisti. L’arte e il messaggio estetico esercitano una seduzione particolare sul consumatore. Per essere visibili e vendere meglio, i produttori spingono sulla creatività, adattandola alla tipologia di ogni vino (da un articolo pubblicato da La Cucina Italiana, settembre 2004. Esiste anche il sito: cucinaitaliana.it).
E i cugini d’Oltralpe? In Francia sanno creare l’eccellenza producendo vini sublimi persino in aree di difficile coltivazione. La parola d’ordine francese è “Terroir” che esprime organizzazione, grande competenza, ottimo marketing, difesa ad oltranza dei propri prodotti amatissimi (dall’articolo “Introduzione ai vini francesi” di Antonio Cabibi). Inoltre, in campo enologico i francesi sono dei precursori: inventarono la bottiglia e le etichette (dal francese “estiquier”, cioè attaccare). Non sappiamo, però, se i produttori/ consumatori francesi usino Twitter.
Sul fronte del consumo, la Spagna ama bere i propri vini socializzando con gli invitati e gli amici nelle “terrazas”, cioè nei bar all’aperto. I portoghesi, viceversa, prediligono invitare e concludere le serate a casa propria.
Dei greci non so nulla, ma me lo racconterà un’alunna greca.
I protagonisti della cultura del vino appartengono a un settore estremamente tradizionalista, ognuno predilige il prodotto domestico e pare si capiscano poco tra di loro, tuttavia le differenze si stemperano in un aspetto comune, la dimensione conviviale. Se il convivio gode di un successo millenario nel mediterraneo (e non solo), perché non condividere compagnia, buon cibo e informazioni sul vino anche con il web 2.0?
La capacità di comunicare piacevolezza garantisce una migliore sintonia con gli altri, così pare che lo abbiano compreso gli 891.062 fans che affollano su Facebook la pagina di Vino. Peccato che brindino in inglese.
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