Adesso che ho un po’ di tempo libero sono riuscita a leggere gli abstract del MoodleMoot 2009 di Torino, un po’ in ritardo (due mesi dopo, uuuh…), ma meglio tardi che mai!
A giudicare dagli argomenti degli abstract, l’evento ha offerto l’occasione per accogliere anche una serie di interventi centrati sulla didattica e la formazione degli insegnanti di italiano come L2 o come lingua straniera. Un comune denominatore unisce i modelli proposti: un’attenzione particolare alla dimensione sociale ed interazionale della lingua, che li porta a scegliere la metodologia dell’apprendimento collaborativo.
Tutti gli abstract e alcune presentazioni in Power Point sono disponibili sul sito della conferenza.
Segnalo di seguito alcuni interventi. Innanzitutto quello di Stefania Spina e di Francesco Scolastra dell’Università per Stranieri di Perugia:
Uso di Moodle nell’apprendimento linguistico: problemi e prospettive,
una valutazione senza dubbio positiva dei progetti in corso, come gli attuali corsi online di lingua italiana per stranieri, o delle attività già proposte dal 2004, tra cui i due docenti ricordano
“il Master di primo livello in Didattica dell’italiano lingua non materna, in modalità blended, giunto nel frattempo alla sua quinta edizione”.
Perché Spina e Scolastra considerano positiva l’esperienza di utilizzo della piattaforma durante questi cinque anni?
Le ragioni si trovano tutte nell’abstract, ma ne ricordo una in particolare che considero un grande valore di Moodle:
l’ approccio “nativamente” collaborativo e costruttivista che ha aiutato a costruire la comunità tra gli alunni, rivelandosi di straordinaria efficacia, in modo particolare per la formazione, in ciascun corso erogato, di comunità di apprendimento internazionali e multiculturali, in cui corsisti di madrelingue diverse hanno condiviso con successo un percorso di apprendimento comune.
Due docenti dell’Università di Genova, Emanuela Cotroneo e Alessandra Giglio, hanno presentato invece un altro Master in Didattica dell’italiano per stranieri :
La formazione a distanza per docenti di lingua italiana per stranieri: strumenti ed attività.
Di queste due docenti conosco un’interessante iniziativa per un corso online a studenti cinesi (la presentazione si trova su SlideShare insieme a quella relativa alla comunicazione del MoodleMoot).
Nel loro intervento ricordano che i master erogati per la formazione dei docenti di Italiano L2 sono ormai 16, di cui 9 in formato blended. Anche nel Master di Genova viene considerato fondamentale l’utilizzo delle tecniche del cooperative learning quale colonna vertebrale di un approccio metodologico corretto per i corsi online (e non solo).
Per non uscire dall’ateneo di Genova, ecco Elisa Bricco docente di francese alla Facoltà di Lingue e letterature staniere che ha presentato le proprie Esperienze di e-learning nell’ambito della didattica delle lingue e culture straniere all’università.
Segnalo un altro abstract che si occupa di cooperative learning, benché non centrato sull’insegnamento delle lingue:
AulaWeb 2.0? Piccoli passi verso l'apprendimento collaborativo, di Marina Ribaudo, Andrea Squarcia
Università di Genova. A che punto è l’uso collaborativo di Moodle? Piano piano si va lontano, sembrano suggerire gli autori della ricerca. L’ambiente e-learning usa Moodle principalmente come repository, per assegnare compiti, facendo un uso massiccio del web 2.0 e tuttavia la maggior parte dei docenti non sembra ancora in grado di ottimizzare gli strumenti collaborativi offerti dalla piattaforma.
Divertente è la presentazione in Power Point dell’insegnante tedesca Sieglinde Jakob-Kühn: Moodle goes Web 2.0, un invito a non complicarci l’esistenza con il codice HTML. Figurarsi, non abbiamo neanche il tempo di leggere gli abstract dei congressi...!
Per tornare all’italiano L2, l’uso di Skype per le attività di peer-tutoring con studenti italiani di lingue è una delle proposte del corso di Antonella Elia e di Maria De Santo dell’Università degli Studi di Napoli, L’Orientale – CILA: Moodle e didattica dell'Italiano L2: un percorso di lingua e cultur@ italiana online.
Le docenti spiegano che La funzione del peer-tutor italiano è stata quella di accompagnare individualmente lo studente straniero nel proprio percorso di apprendimento online.
Anche questo corso viene erogato in formato blended:
Il progetto è frutto dal gemellaggio tra il nostro Ateneo e l’Università della Slesia di Katowice. Ha come obiettivo principale la promozione della lingua e cultura italiana in Polonia, e lo sviluppo di un vivace dibattito interculturale, stimolando in modo autentico e innovativo l’apprendimento, sia individuale sia collaborativo, della nostra lingua.
In conclusione: oggi non soltanto gli studenti, ma anche gli insegnanti che lavoriamo all’estero possiamo formarci online, dato che la rete ha in parte soppresso le difficoltà degli spostamenti. Un dubbio però mi assale, i docenti che hanno presentato i propri progetti al MoodleMoot di Torino dove hanno imparato ad usare Moodle?
Affinché non si creino fratture tra chi può accedere alle TIC e chi invece non ha a disposizione i servizi di supporto alla didattica centrati sul digitale, sarebbe il momento di pensare a come risolvere tale gap e poter facilitare a tutti gli insegnanti interessati anche il sapere in rete, ovvero far sì che si possano muovere anche nelle classi virtuali.
4 commenti :
Sicuramente è un po' choccante vedere come le nuove leve, fresche fresche di università specialistiche e master vari sulla didattica delle lingue poco o nulla sappiano di nuove tecnologie applicate all'insegnamento. Siamo nel XXI secolo, dicono, e ci aspettiamo una formazione da XXI secolo. Ma credo anche che chi ha interesse può perfettamente imparare in modo autodidatta o in una community di apprendimento online (basta andare sul sito di moodle.org per trovare materiale e soprattutto il supporto e l'aiuto dei colleghi online). Insomma, se c'è l'interesse, le cose si imparano. Del resto, chi adesso sta facendo formazione nel settore delle ITC, molto spesso ha imparato in questo modo.
“Nessuno nasce maestro”, dice il proverbio.
Qui a Barcellona ci sono i corsi di aggiornamento tecnologico per i docenti di lingue straniere, per esempio il corso di specializzazione in “Informatica e glottodidattica” erogato dall’Università Pompeu Fabra. È aperto a tutti, naturalmente a pagamento. Invece, all’Esade ogni venerdì mattina alcuni prof d’inglese, bravissimi con le TIC, fanno delle brevi lezioni molto pratiche, danno delle “pillole tecnologiche” per i colleghi della sezione di lingue straniere. Si può accedere soltanto se si insegna lì.
A mio avviso la formazione sull’uso delle TIC in classe, fuori classe, o non so come, dovrebbe iniziare durante gli anni universitari, affiancando quella dei programmi classici. Proprio come succede nei paesi del nord Europa. Una volta svezzato e persa per strada la soggezione da computer, l’insegnante potrebbe continuare ad aggiornarsi con moduli brevi, ovviamente pensati per la didattica dell’ italiano L2 o delle lingue straniere. In questo modo si potrebbe creare il proprio materiale e scambiarlo con i colleghi. Condivisione della conoscenza tra di noi e attenzione personalizzata verso le classi. Mi è piaciuta tanto l’iniziativa dei professori Pete Sharma e Barney Barret che in un aggiornamento al loro volume “Blended Learning” (Macmillan) hanno un’attenzione particolare verso “gli insegnanti freelance che lavorano in posti diversi”, con una necessità particolare di strumenti digitali leggeri. Semplicità, usabilità e facilità di accesso alle TIC: se i prof “freschi freschi” non ne hanno idea e li usano solo per scazzeggiare, significa che nessuno li ha mai aiutati nella giusta direzione. Non mi ricordo chi l’ha detto, ma sono d’accordo con la considerazione che ogni interazione utente/tecnologia dovrebbe essere supportata da interfacce amichevoli. Vogliamo interfacce amichevoli anche tra istituzioni/ insegnanti.
sono d'accordo e poi secondo me l'apprendimento con le tecnologie è molto più semplice ed immediato sia dal punto di vista del docente che dello studente. io ad esempio frequento un'università telematica (unisu) e i miei prof non hanno nulla da invidiare a quelli tradizionali
Grazie Elena per la segnalazione dell'Unisu. Non la conoscevo.
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